Gli amministratori delegati delle più importanti corporation a livello globale rimangono ottimisti

A livello globale gli AD rimangono ottimisti

Secondo la Global CEO Outlook 2017 il cambiamento è visto come un’opportunità e non più solo come una minaccia.

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I top manager ottimisti sulle prospettive dell’economia globale per i prossimi 3 anni.

Il cambiamento è visto come un’opportunità e non più solo come una minaccia.

 

Gli amministratori delegati delle più importanti corporation a livello globale rimangono ottimisti sulle prospettive dell’economia internazionale.
Il 65% di essi crede che, nonostante l’incertezza, il motore della crescita continuerà ad alimentare lo sviluppo economico internazionale dei prossimi 3 anni. Inoltre, il cambiamento pervasivo non è più visto solo come una minaccia, ma anche come una opportunità. Il 75% è convinto che la propria azienda possa guidare questo processo di trasformazione all’interno del settore in cui opera, con un ruolo da protagonista. 

Sono questi alcuni dei risultati più significativi che emergono dalla 'CEO Outlook Survey 2017' la ricerca annuale condotta da KPMG su circa 1.300 CEO di alcune delle più importanti aziende globali. La ricerca, giunta alla sua terza edizione, rappresenta una delle analisi più ampie disponibili per profondità ed ampiezza per cogliere il sentiment dei business leader delle più importanti aziende globali. 

Uno dei dati più interessanti fa riferimento alla consapevolezza dei CEO di dover aggiornare e rivedere in modo significativo il proprio set di competenze, per poter guidare in modo efficace il business. Ben 7 su 10 dichiarano di aver intrapreso percorsi di apprendimento per riqualificare le proprie competenze manageriali. 

Una delle aree di maggiore interesse e preoccupazione per i CEO fa riferimento al rischio geopolitico. Il 43 % degli intervistati dichiara di avere in corso una ridefinizione della strategia di espansione internazionale come conseguenza dei rischi di protezionismo che stanno riconfigurando i processi di globalizzazione. Oltre la metà ritiene che il panorama politico internazionale stia avendo un forte impatto sulla propria organizzazione, in un modo mai stato visto negli anni precedenti. Il 30% degli interpellati prevede l’adozione di misure protezioniste nei rispettivi paesi nei prossimi 3 anni. 

Maggiore cautela sulle prospettive di crescita in termini di nuovi assunti. Mentre nell’edizione dello scorso anno circa il 74% degli intervistati dichiarava di aspettarsi un aumento nel numero dei dipendenti intorno al 6%, per i prossimi 3 anni, questa percentuale è scesa al 47%.  

I CEO stanno anche vivendo una fase evolutiva del loro ruolo. Circa il 70% di essi dichiara di sentirsi più aperto che in passato verso possibilità di collaborazioni e/o partnership con soggetti terzi. Evidentemente tra i manager è sempre più diffusa la consapevolezza che per gestire processi di business transformation complessi siano necessarie alleanze e partnership funzionali a creare “ecosistemi” per la gestione del cambiamento.

Da sottolineare anche l’importanza crescente assegnata ai valori e alla cultura d’impresa. Il 75% dei manager dichiara che all’interno della
propria organizzazioni i valori giocano un ruolo centrale per affermare l’idea
di crescita sostenibile nel lungo periodo. 7 manager su 10 ritengono che
costruire un’organizzazione più “empatica”, in grado di creare intorno a sé un clima di fiducia, rappresenti una importante chiave di vantaggio competitivo, con ricadute immediate in termini di profitti. 

Per quanto riguarda gli amministratori delegati delle aziende italiane (sono 50 i CEO di aziende italiane) emerge, in modo un po’ sorprendente, un maggiore ottimismo rispetto alla media internazionale: oltre l’80% degli interpellati sono positivi sia sulle prospettive di crescita economica a livello internazionale sia sulle prospettive di crescita dell’Italia nei prossimi 3 anni (contro il 65% della media globale).

Più del 90% prevede di fare investimenti in Italia piuttosto che all’estero, mentre la priorità è incrementare la penetrazione nei mercati esistenti, piuttosto che investire in nuove aree geografiche. Il 70% degli interpellati nei prossimi 3 anni prevede di aumentare gradualmente gli investimenti per l’assunzione di nuovi dipendenti. Interessante segnalare l’attenzione nei confronti di figure professionali specialistiche in grado di leggere il rischio geopolitico e di calarlo nel contesto delle strategie aziendali. 

Per quanto riguarda gli investimenti in innovazione tecnologica, l’area che riscuote maggiore interesse è quella dei data analytics. Il 48% degli intervistati pensa di avviare investimenti incrementali in tecnologie di D&A nei prossimi 3 anni. 

 

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