L’incertezza provocata dal conflitto in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno rallentato la ripresa dell’economia globale, reduce da una pandemia che ha aumentato il debito pubblico di diversi Paesi e alle prese con una spinta inflazionistica che ha obbligato molte banche centrali ad alzare i tassi di interesse. L’aumento del costo del debito rende la situazione ulteriormente complicata per i paesi emergenti.

Le prospettive per i prossimi due anni dipenderanno in buona parte dall’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha scatenato una grave crisi umanitaria e gettato le basi per un nuovo ordine mondiale.

In un contesto complesso e in rapida trasformazione, il ‘Global Economic Outlook’ di KPMG analizza le tendenze dell’economia globale e i suoi possibili sviluppi, proponendo tre possibili scenari di sviluppo.

Previsioni di crescita globale

Secondo il report di KPMG, la crescita del PIL globale potrebbe variare tra il 3,3% e il 4% nel 2022 e tra il 2,5% e il 3,2% nel 2023.

È possibile che il conflitto in Ucraina si intensifichi ulteriormente e peggiori le prospettive, con tagli alle forniture energetiche, che causerebbero interruzioni della produzione industriale in alcuni paesi europei, dipendenti per un quarto del loro fabbisogno energetico dalle esportazioni russe. Infatti, sebbene le economie russa e ucraina abbiano una statura modesta a livello mondiale, rappresentano una quota importante delle esportazioni globali di energia: la Russia è peraltro il primo esportatore di gas al mondo.

Inoltre, i recenti lockdown istituiti in Cina potrebbero smorzare i progressi ottenuti dall’allentamento dei blocchi nelle catene di approvvigionamento.

Tre possibili scenari

In una cornice geopolitica ed economica instabile e in rapido sviluppo come quella odierna, gli esperti di KPMG hanno tratteggiato tre possibili scenari per esaminare le prospettive dell'economia mondiale nei prossimi due anni.

Lo scenario più probabile vede, rispetto ai livelli pre-crisi, i prezzi del petrolio più alti di 30 dollari e quelli del gas importato dall’Europa aumentati del 50%.  Questo porterebbe come conseguenza ad un aumento del 5% dei prezzi alimentari a livello globali.

Secondo lo scenario più negativo si prevede un aumento di 40 dollari del prezzo del petrolio sul mercato globale, con il costo del gas naturale in crescita del 100% in Europa e del 50% nel resto del mondo. In questo caso, si osserverebbe un rialzo del 10% dei prezzi alimentari su scala globale.

Entrambi gli scenari descritti incorporerebbero un aumento del 23% dei prezzi medi dei metalli e del 4% del costo degli input agricoli.

Lo scenario più ottimista muove dal presupposto di una rapida soluzione del conflitto e vede un ritorno dei prezzi a livelli di febbraio 2022, con il ripristino dei flussi di produzione e commercio.

Inflazione e banche centrali

L'aumento dell'inflazione globale – secondo l’analisi compreso tra il 4,5% e il 7,7% nel 2022 e tra il 2,9% e il 4,3% nel 2023 – si è intensificato a causa del recente conflitto e ha modificato i programmi delle banche centrali di tutto il mondo. La risposta corale è stata l’aumento dei tassi, applicato sia della FED americana, con 6 rialzi previsti già nel 2022, sia dalla Banca d’Inghilterra, che dopo 3 aumenti consecutivi ha deciso di porre fine al suo programma di quantitative easing (QE). Anche la BCE ha comunicato di volere inasprire le condizioni di politica monetaria, interrompendo il pandemic emergency purchase programme (PEPP) e riducendo gradualmente l’asset purchase programme (APP).

Previsioni per l’Europa e per l’Italia

Nonostante i benefici ottenuti dagli allentamenti delle restrizioni e la conferma della crescita nel quarto trimestre del 2021, le previsioni per l’economia europea sono fortemente influenzate dalle pressioni inflazionistiche, su cui impattano il rialzo dei prezzi del gas naturale e degli alimenti. Inoltre, il conflitto e le sanzioni imposte alla Russia – quinto partner commerciale dell’Europa, rifornitore del 26% e del 40% rispettivamente di tutto il petrolio e il gas consumati nel vecchio continente – gettano ombre sulle prospettive per il 2022.

La crescita dell'economia italiana ha subito un rallentamento dello 0,6% nel quarto trimestre del 2021, lasciando il PIL tre decimi di punto sotto i livelli raggiunti nel quarto trimestre del 2019. Il PIL italiano dovrebbe aumentare del 3,7% nel 2022 e del 1,6% nel 2023.  Il tasso di disoccupazione – oggi al 9,2% – dovrebbe rimanere invariata fino a fine 2023.

Con il 40% del fabbisogno energetico nazionale soddisfatto dal gas naturale e il 24% di tutta l’energia consumata acquistata dalla Russia, l’Italia rimane un Paese molto vulnerabile agli incerti sviluppi del conflitto in Ucraina e alle possibili interruzioni nelle forniture energetiche. Per sopperire ai rincari nelle bollette e proteggere famiglie e imprese – in particolare dei settori tessile, calzature e macchinari per i quali la Russia rappresenta il 3%, 2,7% e 2,3% delle rispettive esportazioni –il governo italiano ha stanziato 8 miliardi di euro. Tuttavia, nonostante gli interventi, le previsioni per il 2022 segnalano una riduzione nella spesa dei consumatori.