Dopo la crisi causata dalla pandemia di COVID-19, l’Italia ha davanti a sé la sfida della ripartenza. Nei momenti di maggiore crisi, il sistema sanitario, nonostante le sue problematiche, ha dimostrato una forte capacità di resilienza.

Tuttavia, è necessario ripensare il SSN per migliorarlo e renderlo a prova di futuro. Un aiuto arriva sicuramente dal Next Generation EU, il piano di aiuti messo a punto dall’Unione Europea, che destina all’Italia il 37,2% dei fondi messi a disposizione dell’intera comunità. In totale, quindi, la cifra stabilita per il PNRR italiano è di 236 miliardi di euro da qui al 2025. Un’iniezione di liquidità considerevole, che offre numerose opportunità.

In questo contesto, la Sanità deve essere vista come un settore chiave per lo sviluppo economico del Paese, non solo come un costo. Come realizzare questa trasformazione?

Crisi demografica e invecchiamento: le sfide della Sanità

Le previsioni sul futuro demografico in Italia restituiscono un potenziale quadro di crisi, con la popolazione residente che affronterà un netto trend di decrescita: 59,6 milioni nel 2020; 58 milioni nel 2030; 54,1 milioni nel 2050; 47,6 milioni nel 2070. Inoltre, l’Italia è prima in Europa per l’old-age dependecy ratio, che misura il rapporto tra il numero di cittadini over 65 e quelli compresi tra i 15 e i 64 anni, che nel nostro Paese ha raggiunto il 36,4% nel 2020.

I dati mettono in chiaro come la comunità italiana stia invecchiando e sia destinata a ridursi nei numeri, mettendo in difficoltà un sistema sanitario come il nostro.

Come è possibile rispondere a questa sfida?

Trasformazione digitale: realizzare il cambiamento innescato dalla pandemia

La digitalizzazione è indispensabile affinché il sistema sanitario possa trasformarsi in un settore chiave per lo sviluppo del Paese. È necessario che il Servizio Sanitario Nazionale sfrutti questo trend di informatizzazione dei processi, rinnovandosi e migliorando la rapidità dei servizi offerti.

In particolare, la trasformazione digitale permetterà di affrontare tre sfide principali.

La prima è la misurazione dell’esito delle prestazioni, che orienterà i fondi disponibili verso le cure che hanno dimostrato un impatto positivo sulla vita dei pazienti e quindi sul benessere e sullo sviluppo del Paese.

La seconda è incentrata sulla comprensione delle aspirazioni delle persone che lavorano nel settore e sullo sviluppo delle potenzialità individuali. Nuovi modelli di servizio, un’organizzazione degli orari di lavoro più flessibile e investimenti sull’incremento delle competenze rappresentano sicuramente un modo per aumentare l’engagement dei dipendenti della sanità.  

Infine, una raccolta di dati digitalizzata e un’analisi adeguata consentiranno una conoscenza approfondita degli ultrasessantacinquenni e di come la longevità sta cambiando nelle nostre comunità locali, contribuendo alla creazione di nuovi modelli di servizio per la prevenzione.