Nonostante lo shock causato dalla pandemia di COVID-19, nel 2020 il mercato M&A ha retto all’impatto. A livello globale si è registrato un calo del 3,4% del controvalore delle operazioni concluse; una contrazione che scende fino al 6,8% se si considera il solo continente europeo. Interessante il dato dell’Asia che, sfruttando la precoce ripresa dalle difficoltà della pandemia, ha superato l’Europa come controvalore di deal per la prima volta dopo diversi anni.

Particolarmente rilevante nello scenario internazionale dell’M&A l’attività dei fondi di Private Equity. Nel 2020, su un totale di 13.334 operazioni per 995 miliardi di Dollari, oltre il 33% ha visto protagonista un fondo di Private Equity. Un numero che cresce ulteriormente se si considera il mercato americano, dove il 47% del volume e il 42% dei controvalori arrivano da operazioni che hanno coinvolto un fondo di Private Equity.

M&A in Italia: due decenni a confronto

Se si dividono i vent’anni del nuovo millennio in due fasi, dal 2001 al 2010 e dal 2011 al 2020, è possibile evidenziare diversi trend di evoluzione nel mercato M&A italiano.

Il secondo decennio è stato caratterizzato da valori più bassi: si passa infatti dai 708 miliardi di Euro raccolti tra il 2001 e il 2010 ai 486 miliardi investiti dal 2011 al 2020. Un effetto dell’onda lunga della crisi finanziaria cominciata nel 2008, che nel nostro Paese ha fatto sentire i suoi effetti anche e soprattutto negli anni successivi.

Altro aspetto da notare è l’aumento consistente del numero di deal: da 4.246 operazioni completate si arriva infatti a 6.780. Questo a causa di una ‘democratizzazione’ del mercato M&A, che dal 2011 al 2020 ha visto sempre più protagoniste le PMI.

Protagoniste dell’M&A non sono state solo le imprese straniere, che hanno deciso di investire in Italia, ma anche quelle italiane che hanno fatto acquisizioni all’estero. I deal estero su Italia sono cresciuti sia come volumi (da 846 a 2.071) sia come valori (da 156 miliardi di Euro a 183 miliardi). Nello stesso periodo, nonostante la leggera flessione di controvalori (171 miliardi vs 155 miliardi), il numero delle acquisizioni da parte di imprese italiane nei confronti di aziende straniere è cresciuto da 818 a 1.239.

Altra evidenza da registrare, il radicale cambiamento dei settori che hanno visto le imprese italiane protagoniste del mercato M&A. Se nel decennio 2001-2010 le operazioni erano state in prevalenza completate da aziende del settore finanziario, dal 2011 al 2020 i settori più coinvolti sono stati quello industriale e quello del consumer markets (se si considerano i volumi).

Lo scenario italiano nel 2020

Il panorama italiano è caratterizzato storicamente da una presenza contenuta di grandi imprese. Nel nostro Paese, nel 2020, solo 85 aziende presentano un fatturato che supera i 3 miliardi di Euro. Un numero esiguo se confrontato con le altre due potenze economiche continentali, Germania e Francia: la prima ne conta 250, la seconda 185. Considerando che le grandi aziende sono quelle più competitive sui mercati globali e che maggiormente creano high value jobs per i giovani talenti, le imprese italiane potrebbero sfruttare la leva dell’M&A per accelerare la propria crescita, raggiungere una dimensione internazionale e acquisire capacità attrattiva anche sul mercato del lavoro.

Nel 2020, soprattutto a causa degli effetti del COVID-19, il mercato M&A italiano ha visto una contrazione del valore del 16%. Numeri importanti, specialmente se confrontati con il -4% registrato a livello globale. Pesa l’assenza di big deal: sono solo 8 le transazioni che hanno superato il valore di 1 miliardo di Euro.

Particolarmente rilevante, nell’ultimo anno, il calo degli investimenti esteri in Italia: -70%, dai 18 miliardi di Euro del 2019 ai 5,4 miliardi del 2020. Gli USA si confermano i principali investitori stranieri nel nostro Paese.

Per i prossimi mesi del 2021, tuttavia, l’orizzonte appare più promettente.

Prospettive per il 2021

Il nuovo anno è cominciato all’insegna di dati incoraggianti. Nel primo trimestre del 2021, il mercato globale M&A ha registrato una crescita del 33% dei controvalori. Addirittura, in Italia la percentuale sale a +161%: un dato influenzato anche dal fatto che il nostro è stato il primo Paese in Europa a subire gli effetti del coronavirus lo scorso anno. Inoltre, per i prossimi mesi sono già state annunciate operazioni per oltre 60 miliardi di Euro.

Con queste cifre, il mercato M&A può sicuramente rappresentare un driver importante per la ripresa del PIL italiano.

Negli ultimi anni, le aziende italiane hanno fatto acquisizioni estere principalmente verso tre paesi: Francia, USA e Spagna. La sfida oggi è rappresentata dall’aprire nuovi fronti in Asia, dove le economie si sono riprese più rapidamente dalla crisi del COVID-19 e stanno crescendo maggiormente.

Le aspettative del mercato M&A italiano per il 2021 dipendono tuttavia dalla ripresa economica. Le imprese dovranno essere capaci di sfruttare le opportunità, offerte principalmente dai fondi del Recovery Fund e dalle ristrutturazioni aziendali previste. Ci si può attendere un ulteriore consolidamento del settore bancario, con un occhio al fenomeno sempre più rilevante del Fintech, e in parte di quello assicurativo e del wealth management.

L’obiettivo è quello di creare nuovi campioni italiani con ambizioni di competere ed emergere a livello internazionale, seguendo l’esempio passato di Essilor-Luxottica e quello più recente che ha portato alla nascita di Stellantis.

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