• Le ricerche condotte prima e dopo la diffusione del COVID-19 su scala globale mostrano significativi cambiamenti nella lista di rischi e priorità dei CEO.
  • La gestione dei talenti è oggi uno dei rischi principali percepiti dai CEO delle più grandi aziende mondiali.
  • Solo un terzo dei CEO è ottimista per la crescita globale nei prossimi tre anni.

La pandemia di COVID-19 che ha colpito il mondo ha portato un periodo di incertezza senza precedenti. I CEO si trovano oggi davanti a nuove sfide e la loro preoccupazione maggiore è quella di non avere a disposizione delle proprie aziende i talenti necessari per poter affrontare le difficoltà e tornare a crescere. Inoltre, il nuovo focus sui temi di sostenibilità e corporate responsibility porta le organizzazioni a rivedere il loro contributo alla società e riesaminare i propri purpose.

Sono queste alcune delle evidenze che emergono dalla ‘Global CEO Outlook Survey 2020’ di KPMG, la ricerca annuale condotta su 1.300 amministratori delegati attivi in 11 delle principali economie globali, tra cui l’Italia, che quest’anno include un approfondimento particolare sugli impatti del coronavirus.

Preoccupazione per la gestione dei talenti e pessimismo sulla crescita

Il COVID-19 ha avuto un forte impatto sulle preoccupazioni dei CEO. Nei mesi di gennaio e febbraio, prima che il coronavirus si diffondesse e si trasformasse in pandemia, gli amministratori delegati relegavano i rischi legati alla difficoltà di reperire nuovi talenti sul mercato e di trattenerli al 12° posto tra le loro preoccupazioni; oggi, invece, questa voce si trova in cima alla lista ed è percepita come la minaccia più significativa per il business delle aziende, davanti alla supply chain, al ritorno dei nazionalismi e ai rischi ambientali e climatici.

Il coronavirus ha avuto una forte influenza anche sul cambiamento di sentiment. Mentre a gennaio il 68% dei CEO si dichiarava ottimista riguardo le prospettive di crescita dell’economia globale, oggi il numero è sceso drasticamente a un terzo degli amministratori delegati. In calo, in modo meno accentuato, anche la fiducia dei manager nei confronti della crescita delle proprie aziende: si passa dall’84% di ottimisti nei mesi di gennaio-febbraio 2020 al 67% registrato tra luglio e agosto.

La digitalizzazione per migliorare la resilienza operativa

I CEO hanno fatto importanti investimenti in tecnologia durante il periodo del lockdown, puntando molto sulla digital transformation per rendere le proprie imprese maggiormente resilienti, flessibili e customer-focused.

L’81% degli amministratori delegati ha osservato, durante la pandemia, un’accelerazione dei processi di trasformazione digitale nelle aziende da loro guidate. Le principali innovazioni sono state fatte nella digitalizzazione delle operazioni, con il 30% dei leader che afferma di essere ora ad un livello di progresso ben più avanzato di quanto si sarebbero aspettati in tempi normali. Il 67% dei CEO è inoltre propenso ad investire ulteriormente in tecnologia, una volta terminato il periodo di emergenza, piuttosto che nelle skill delle risorse a disposizione: un dato, questo, rimasto invariato sia prima che dopo lo scoppio della pandemia di COVID-19.

Focus su purpose e sostenibilità

La diffusione del coronavirus ha accelerato anche i processi di valutazione dei leader sui temi di corporate responsibility. Gli eventi degli ultimi mesi hanno portato i CEO a domandarsi se i purpose delle loro organizzazioni rispettassero gli standard richiesti da stakeholder e società: il 79% afferma di aver riconsiderato gli obiettivi aziendali in tema di sostenibilità e responsabilità sociale alla luce delle difficoltà causate dal COVID-19.

Infine, lo sviluppo tecnologico delle imprese ha messo i temi ESG (Enviromental, Social and Governance) in cima alle agende degli amministratori delegati, con il 63% dei leader che ha spostato la propria attenzione, in questo periodo di incertezza globale, sui temi legati a emergenza climatica e ambientale.

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