La sostenibilità del cambiamento

La sostenibilità del cambiamento

Creare nuove metriche e nuovi modelli di governance per un futuro sostenibile.

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Sostenibilità

La creazione di un futuro migliore non può prescindere dallo sviluppo di modelli di business sostenibili.

Da decenni si parla di sviluppo sostenibile, ma solo di recente, organizzazioni governative e soprattutto aziende sembrano voler dare veramente una svolta in questa direzione. Negli ultimi anni si è infatti assistito ad una proliferazione di policy che guidano le imprese nel raggiungimento di target e obiettivi concreti in termini di sostenibilità.

Il lavoro da fare tuttavia è ancora molto, anche in relazione allo sviluppo di sistemi di misurazione e rendicontazione universalmente riconosciuti che consentano di valutare e comparare gli sforzi compiuti dalle aziende. In questo senso è interessante notare come il Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis abbia di recente annunciato la volontà della Commissione UE di avviare un processo per sviluppare standard europei di rendicontazione non finanziaria.

Dal capitalismo degli shareholder al capitalismo degli stakeholder

Uno dei cambiamenti radicali nella visione delle organizzazioni è quello che definisce il passaggio da un capitalismo degli shareholder ad un capitalismo degli stakeholder. Non si tratta in realtà di un’idea nuova: già negli anni Settanta il Club di Roma, un’associazione non governativa composta da scienziati, economisti, attivisti dei diritti civili, esponenti del mondo delle imprese e figure di alto livello del mondo istituzionale, lanciò l’idea della necessità di focalizzarsi non solo sul benessere degli azionisti, ma di tutti i portatori di interesse, individui e società nel complesso. Un’idea in seguito ripresa ed elaborata nel ‘Rapporto Brundtland’, un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (World Commission on Environment and Development - WCED), che introdusse per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile.

Negli ultimi anni il dibattito sullo sviluppo sostenibile è tornato prepotentemente in auge ed è in cima alle priorità dell’agenda dei leader aziendali tanto che il concetto di stakeholder engagement sta assumendo una centralità sempre maggiore nelle scelte che le imprese si trovano a compiere. Non basta pensare al solo profitto economico, ma è necessario ripensare il business in un’ottica di lungo periodo, sviluppando e diffondendo una maggiore consapevolezza e coscienza per quel che riguarda le istanze della società.

Sviluppo sostenibile e inclusivo

Il concetto di stakeholder e di benessere della società passa sicuramente dall’idea di sviluppo sostenibile. Troppo spesso le revenue sono state l’unica metrica con cui valutare il lavoro del management e, dunque, anche la performance aziendale, anche a discapito dei danni prodotti all’ambiente e alle persone.

Oggi l’obiettivo è sempre più quello di costruire un business che produca sì crescita e sviluppo, ma in modo sostenibile e nel rispetto delle persone, riducendo le diseguaglianze.

Un business capace di trarre il massimo dalle risorse, ma senza depredare il pianeta e cancellare il futuro e la speranza delle generazioni future.

Europa, un’occasione per tornare leader

La creazione di un modello di business sostenibile rappresenta sicuramente per l’Europa un’occasione di assumere un ruolo da leader a livello globale. Negli ultimi decenni il Vecchio Continente ha prestato molta più attenzione al tema della sostenibilità e della costruzione di uno futuro equo rispetto alle altre grandi potenze, come USA, Cina, Russia.

La possibilità di avere al proprio interno diverse anime, numerose correnti di pensiero e differenti punti di vista può rappresentare per l’Europa il punto di forza per dare vita ad una visione più completa e pluralistica dello sviluppo sostenibile. Inoltre, l’esperienza in termini di economia di mercato, ma con aspetti sociali – integrazione con politiche di welfare – rappresenta certamente un vantaggio competitivo in termini di know how sugli altri giganti economici.

Strategia, governance e metriche

Imprese e governi stanno lavorando con l’obiettivo di diffondere nel mondo del business la cultura della reportistica e della misurazione dei risultati non economici. In Italia sempre più aziende stanno integrando la rendicontazione non finanziaria all’interno dei propri report annuali, come ad esempio l’informativa relativa ai rischi climatici, segno che la sostenibilità sta assumendo un ruolo fondamentale nell’indirizzare le decisioni dei board. Tuttavia, ancora molte aziende vedono questo compito non come un’opportunità per dare valore al proprio business, bensì come un mero obbligo da ottemperare.

Per massimizzare gli sforzi occorre tuttavia che si stabiliscano dei parametri di valutazione uniformi a livello internazionale, in modo da rendere facilmente misurabili sia le azioni intraprese dalle organizzazioni in direzione della sostenibilità, sia la loro efficacia.

Le prossime azioni che dovranno essere intraprese e implementate dovranno andare in due direzioni:

  1. misurazione: definire al più presto e in modo condiviso nuove metriche non-financial, che tengano conto non solo dei profitti, ma anche dell’impatto sociale e ambientale delle organizzazioni;
  2. governance e strategia: riorientare le logiche di indirizzo aziendale sarà fondamentale, arrivando anche a ripensare sistemi di remunerazione e premiazione inserendo KPI legati all’impatto del business e tenendo conto della sostenibilità nel lungo termine.

Creare una nuova idea di futuro sostenibile è possibile. Attraverso la collaborazione tra mondo del business e istituzioni, ciascuno mettendo a disposizione le proprie conoscenze e la propria esperienza.

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