L’evoluzione del sistema bancario italiano

L’evoluzione del sistema bancario italiano

Gli indicatori chiave dell’andamento del settore bancario negli ultimi dieci anni.

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Giuliano Cicioni

Partner, Head of Business Consulting (Financial Services)

KPMG in Italy

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Sistema bancario italiano

Nell’ultimo decennio il sistema bancario italiano ha affrontato una serie di criticità che hanno influito notevolmente sui risultati economici delle banche: il debole contesto macroeconomico, la tensione sui tassi, le pesanti svalutazioni sui crediti, gli sforzi di razionalizzazione delle strutture, le richieste di patrimonializzazione da parte delle autorità di vigilanza, la disruption tecnologica.

I tassi di riferimento ai minimi storici hanno portato ad una ricomposizione del margine di intermediazione con un incremento del peso dei ricavi commissionali e una consistente riduzione del margine di interesse. Dopo un periodo di grande difficoltà, il miglioramento della qualità del credito sta portando ad una progressiva normalizzazione del costo del rischio, che potrebbe però attestarsi su valori strutturalmente più alti rispetto al passato. Gli sforzi volti all’ottimizzazione delle strutture stanno determinando i primi effetti in termini di miglioramento degli indicatori di efficienza, ma i risultati più consistenti di questo processo sono attesi nel medio periodo.

KPMG effettua un’approfondita analisi di bilancio su un campione rappresentativo di gruppi bancari italiani, con particolare focus sull’attività di intermediazione fondi per la clientela, su redditività ed efficienza, sulla qualità del credito e sulla dotazione patrimoniale.

Per individuare i principali trend che hanno interessato il settore bancario negli ultimi dieci anni, KPMG ha condotto un’analisi sui bilanci dei primi dieci gruppi bancari italiani, che rappresentano circa il 60% del sistema bancario italiano in termini di totale attivo consolidato.

Volumi e redditività delle banche

Tra il 2009 e il 2018 i crediti verso clientela del campione analizzato hanno registrato un moderato calo (-5,5%), corrispondente a circa 80 miliardi di Euro di impieghi verso la clientela in meno rispetto a dieci anni fa.

Dal 2009 ad oggi si è osservata una ricomposizione della raccolta diretta, con una netta riduzione dei titoli in circolazione e un forte incremento dei debiti verso la clientela. Sulla riduzione dei titoli in circolazione hanno influito diversi fattori che hanno interessato, in momenti diversi, il sistema bancario italiano: la generalizzata crisi di fiducia verso il settore bancario e l’aumento del rischio Paese, con il conseguente incremento del costo del rischio per le emissioni bancarie, le difficoltà che hanno colpito alcune delle più importanti banche italiane e l’introduzione del nuovo sistema di risoluzione delle crisi bancarie (il cosiddetto bail-in).

La politica monetaria fortemente espansiva della Banca Centrale Europea, che ha portato i tassi d'interesse ai minimi storici, ha avuto importanti impatti sul margine di interesse, generando forti pressioni sulla redditività del settore. Tra il 2009 e il 2017 i gruppi bancari del campione hanno cumulato complessivamente circa 34 miliardi di Euro di perdite, con risultati piuttosto altalenanti nel periodo analizzato. Tra i fattori che hanno contribuito a determinare i risultati negativi: le svalutazioni sugli avviamenti a seguito degli impairment test sugli intangible, la tensione sui tassi, il tema della qualità del credito, le politiche di ‘pulizia’ di bilancio messe in atto da alcuni gruppi, gli sforzi di efficientamento delle strutture e le crescenti richieste di patrimonializzazione da parte delle autorità di vigilanza.

Qualità del credito del sistema bancario

Il deterioramento della qualità del credito (incremento di sofferenze, inadempienze probabili e crediti scaduti) è stato un tema centrale per i gruppi bancari nell'ultimo decennio. Il picco della crisi è stato raggiunto tra il 2013 e il 2016, con crediti deteriorati lordi superiori a 260 miliardi di Euro e sofferenze lorde maggiori di 150 miliardi di Euro nel campione analizzato. La situazione si è poi progressivamente normalizzata e i valori si sono riportati sui livelli osservati nel 2009, prima che la crisi economica si scaricasse sui bilanci bancari, sia in termini di volumi, sia di incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti verso la clientela. Il calo dei non performing loan osservato negli ultimi tre anni è da attribuire principalmente ad operazioni straordinarie di deleveraging (cessioni) dovute alle crescenti pressioni del regulator e del mercato.

Le rettifiche su crediti hanno inciso sui risultati del settore in modo consistente. Tra il 2009 e il 2017 i gruppi bancari del campione hanno effettuato rettifiche per quasi 170 miliardi di Euro, con punte superiori ai 20 miliardi di Euro nel periodo 2012/2014 e nel 2016.

Le consistenti rettifiche effettuate negli ultimi dieci anni hanno portato ad un progressivo miglioramento dei livelli di copertura dei crediti deteriorati. Il Coverage Ratio degli NPL (Fondi rettificativi su crediti verso clientela deteriorati/Crediti verso clientela deteriorati lordi) ha raggiunto il 54,8% a giugno 2018, con un incremento di 14,3 punti percentuali rispetto al 2009.

Coefficienti patrimoniali dei gruppi bancari

I gruppi bancari del campione analizzato rispettano i requisiti minimi fissati dal framework Basilea 3, sia in termini di CET1 Ratio (Capitale primario di classe 1/Attività ponderate per il rischio, pari al 12,7% a giugno 2018), sia in termini di Total Capital Ratio (Fondi propri/Attività ponderate per il rischio, pari al 16,2% a giugno 2018). Il miglioramento degli indicatori registrato nel periodo in esame è dovuto all'incremento della dotazione patrimoniale dei gruppi bancari analizzati, a fronte di attività ponderate per il rischio in riduzione.

La progressiva adozione di modelli di valutazione degli impieghi basati su rating interni ha portato ad una tendenziale riduzione del rapporto tra attività ponderate per il rischio di credito e totale impieghi.

Efficienza e costi degli intermediari bancari

La razionalizzazione delle strutture messa in atto dai gruppi bancari italiani analizzati ha portato importanti risultati in termini di riduzione del numero di sportelli (-33,1% tra il 2009 e il 2017, pari a circa 9.600 filiali in meno) e di risorse (-21,8% tra il 2009 e il 2017, circa 86.000 dipendenti in meno).

Tuttavia, dal 2009 al 2017 il Cost/Income Ratio (rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) del campione ha registrato un consistente peggioramento (69,1% nel 2017, +7,7 punti percentuali rispetto al 61,4% del 2009), mostrando una notevole variabilità nel periodo analizzato, a causa degli andamenti altalenanti di costi operativi e margine di intermediazione.

Gli sforzi volti all'ottimizzazione delle strutture non hanno portato i risultati sperati in termini di miglioramento degli indicatori di efficienza. I primi effetti della razionalizzazione delle strutture e delle risorse si sono osservati nel corso dell’ultimo anno, ma i risultati più consistenti sono attesi nel medio periodo: i gruppi bancari, infatti, stanno ancora scontando gli effetti del turnaround sui modelli di business, con i relativi oneri straordinari nel breve periodo, e delle forti pressioni regolamentari, che hanno avuto ingenti impatti in termini di adeguamento di strutture operative, competenze e organici.

 

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